VENICECONTEST
di Giovanni Tamburro e Ganesh Poggi Madarena | Archicontest | Venezia | 2017
Venezia, la città dei canali, romantica e decadente per antonomasia è nota non solo per le sue icone architettoniche come il Ponte di Rialto o il Campanile di S. Marco, ma anche per gli antichi mestieri, di tradizione secolare che sono praticati ancora oggi. La lavorazione del vetro, l’arte della cartapesta e la realizzazione di tessuti pregiati sono alcuni dei tanti settori artigianali che l’hanno resa famosa nel mondo. Venicecontest, concorso internazionale proposto da Archicontest immagina per il quartiere di Cannaregio – in un luogo baricentrico tra la stazione ferroviaria, il Canal Grande e l’isolotto di Murano – l’Artisan School, un laboratorio dove formare i maestri del domani. Un’architettura contemporanea sita nel cuore del centro antico per costituire un ideale tramite tra passato e presente. Il sito proposto per il progetto rapprasenta una sfida interessante perchè circondato da canali su due lati e connesso al tessuto storico sugli altri due. Conserva esso stesso la memoria di un vecchio edificio di cui rimane solo il muro perimetrale del pian terreno, caratterizzato da un portale d’accesso sul canale principale e colonnine tortili agli spigoli. L’attenzione per il contesto e le sue stratificazioni, nonchè le scelte formali contemporanee ma ben integrate è valsa una mensione d’onore alla proposta progettuale di seguito illustrata.
Vista esterna
Il progetto parte da un’attenta analisi del contesto che, per la sua peculiarità paesaggistica e valenza storica, è fondamentale per le scelte formali e funzionali. Dal punto di vista funzionale, l’analisi ha rivelato che la città è povera di spazi verdi, ma ricca di corti interne. Si è quindi deciso di dotare il nuovo edificio di una corte dalle forme contemporanee, con alberi e piante tappezzanti, che rievocasse le spazialità dei palazzi storici. A livello formale, il progetto è stato influenzato dallo studio delle tipiche facciate veneziane: ripetizioni serrate di finestre, per poter dare maggior luce agli ambienti interni. Il tema della permeabilità dei fronti è stato quindi reinterpretato grazie ad una doppia pelle con pannelli forati di rame che costituiscono l’involucro materico di un edificio perlopiù vetrato. Gli spazi interni saranno, dunque, dotati di luce naturale filtrata e regolata da tende avvolgibili. La foratura consente inoltre una permeabilità visiva dall’esterno: le attività dei laboratori, le mostre e la vegetazione del cortile saranno un invito ad entrare. Il rispetto del contesto si manifesta anche nella volontà di mantenere il muro perimetrale esistente, memoria di un antico edificio la cui volumetria viene rievocata dal nuovo intervento. I pannelli in rame si collocano, quindi, sul filo esterno del muro, proseguendone idealmente la superficie, sebbene la struttura portante del nuovo edificio sia autonoma per non gravare sulla preesistenza.
Inserimento nel contesto e schema funzionale
La distribuzione delle funzioni segue un criterio di ordine. L’ingresso principale su calle Venier dà accesso alla reception che, grazie alla sua forma strombata e al suo affaccio sulla corte, conduce lo sguardo del visitatore verso la rampa elicoidale che si snoda intorno alla corte ellittica. La rampa, concepita come passeggiata espositiva, connette tutte le funzioni fungendo da sistema di distribuzione verticale. I vari ambienti sono raggiungibili anche attraverso un ascensore posto al termine della spina centrale dell’edificio, un cuneo che divide gli spazi interni lasciando un’impronta formale di sé nell’auditorium all’ultimo piano. Il cuneo, che interrompe la forma perfetta della corte intersecandosi con essa, ospita inoltre i servizi per il pubblico e quelli per il personale, nonché un collegamento verticale di servizio (scale e montacarichi). Servizi e percorsi per il pubblico e per il personale sono nettamente divisi per non creare interferenze; anche le merci hanno un percorso separato: l’accesso è consentito via terra da un’apertura secondaria su strada e via mare sul fronte opposto, e una volta smistate nel magazzino a pian terreno possono raggiungere i piani alti attraverso il montacarichi.
Piante e sezione
La scelta dei materiali di progetto è stata dettata da una giusta calibratura tra le masse piene e chiuse e quelle trasparenti e permeabili. Si passa infatti da un ambiente chiuso al piano terra, racchiuso dal muro preesistente, ai due piani superiori completamente vetrati, tutti accomunati dalla presenza della spina centrale rivestita in marmo rosa di Verona, tipico dei palazzi veneziani. A coronamento il volume massivo dell’auditorium, rivestito da lastre di calcestruzzo, che per il suo carattere in contrasto con i piani sottostanti denuncia la sua diversa funzione sin dall’esterno. L’auditorium ha come unica fonte di luce naturale una finestra a nastro che affaccia su una piccola corte lasciata come area di rispetto verso l’edificio confinante, sulla cui parete si prevede la realizzazione di un giardino verticale. Alla varietà dei materiali interni si contrappone la scelta di un unico materiale esterno, il rame brunito, che ben si integra per colore con il contesto veneziano. La scelta di un unico materiale senza discontinuità formali non è casuale: per la sua omogeneità la pelle esterna dell’edificio diventa neutra e astratta, il suo valore materico intrinseco quasi si annulla per far parlare gli spazi all’interno e la vita che in essi si svolge.